martedì 9 ottobre 2018

Il Museo Ca' Sgurì a Savarna: merita l'escursione


Le strade che da Ravenna portano verso il Reno e le valli di Comacchio non offrono particolari emozioni, sopratutto in autunno quando la campagna, piatta, ha dato i suoi frutti e si presenta come uno sterminato campo arato. Anche i corsi d'acqua, il Lamone e i tanti canali che si attraversano o costeggiano, si presentano come frutto dei una ingegneria razionale più che della natura. Ma in giornate come questa, più brevi e fresche, ma anche più votate alla pigrizia, può essere bello percorrere anche queste strade, evitando i tratti più compromessi dal traffico, cercando pigramente di crearsi una meta strada facendo. 
E' andata così oggi pomeriggio, quando abbiamo lasciato Ravenna in direzione S. Antonio e oltre.
Il Lamone prima, con i suoi argini, erbosi e poco accattivanti, e la località Grattacoppa poi, nota per la  riconosciuta ospitalità gastronomica del circolo del PD, sono gli unici incontri degni di nota. 
Percorsa Savarna, l'indicazione di un museo etnografico a destra ci incuriosisce, lo cerchiamo, raggiungiamo "Cà Sgurì", apparentemente una casa colonica, e ci si apre una finestra sul passato di questi territori! La nostra incursione non annunciata è accolta con ospitalità da Romualdo Segurini (a destra nella foto), il proprietario, già  Direttore  Amministrativo di una importante cooperativa che, nella mia vita lavorativa, ho molto frequentato, e che dalla fine degli anni novanta si è dedicato con incredibile passione a raccogliere tutto ciò che è esposto qui.


La nostra è una visita forzatamente accelerata, ma sufficiente per apprezzare l'unicità del posto.
Cavallo è particolarmente impressionato dalla grande quantità di attrezzi e strumenti dedicati  al lavoro dei suoi avi a fianco dell'uomo: calessi, finimenti, ferri, fruste... 

    

Ma c'è tanto altro. dagli strumenti musicali ...

              

... ai burattini. Dai dipinti di artisti "minori" ...


 ...a tutti gli attrezzi necessari a costruire ogni oggetto necessario per garantire una vita meno dura.



Ci riforniamo di biglietti da visita, con o senza Cavallo Blu tornerò. 
Ma ora dobbiamo rientrare; raggiungiamo Sant'Alberto entrando dalla strada sul vecchio argine del Lamone, sempre gradevole, breve sosta per un caffè, e via per Ravenna. 
Saranno, alla fine, 43 i chilometri di un percorso divenuto, grazie a Segurini, molto interessante!



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