Ultimo giorno di una vacanza diversa, in bilico fino alla vigilia. Stesso
posto di sempre, Dobbiaco, stessi itinerari, ma poco entusiasmo e tanti
timori nella valigia.
La val Pusteria, però, ha capacità terapeutiche per me e per il mio fedele
Cavallo blu e, in barba al Covid, ci è tornato il piacere di ripercorrere le
valli note gustandone fino in fondo la bellezza.
E, perché no, dimostrando che anche se è passato un anno, e che anno,
“siamo ancora qua” a porci obiettivi ambiziosi.
In otto giorni i km percorsi sono stati tanti, sempre in posti diversi, ma
Prato Piazza ci mancava: troppo faticoso arrivarci per il mio acciaccato e non
più giovane cavallo.
Anche oggi, ultimo giorno, in programma avevamo la valle di Braies. E così
è stato, partendo da Dobbiaco sotto un cielo popolato da nuvole basse.
Prima tappa Santa Maria, raggiungibile con una leggera salita attraverso
praterie rigogliose come da anni non ricordavo.
E poi giù verso Villa Bassa e di lì, nella valle di Braies, tutta ciclabile
asfaltata.
A questo punto però si è fatto vivo il richiamo di Prato Piazza:
"proviamo, magari arriviamo a Ponticello e rientriamo".
C’è tanta gente in fila in attesa dell’autobus, non li invidiamo. Noi
invece siamo soli, due umani e due cavalli meccanici a percorrere la ciclabile
nel bosco.
Fondo sassoso, salite aspre.
Fra i pini le profonde ferite inferte dal tempo pazzo di questi
anni.
Si suda, ma arriviamo a Ponticello e ci trasferiamo sulla strada asfaltata,
a quest’ora semideserta. Di tanto in tanto passa solo un bus. Anche
questa strada si inerpica nel bosco, ma fino all'ultimo tratto, quello
regolamentato dal semaforo, Cavallo regge abbastanza bene.
Sarà la fame, sarà l’altitudine, sarà il peso degli anni, sarà semplicemente
che ci siamo posti un obiettivo troppo ambizioso, di qui in avanti si fa invece
sentire spietatamente la fatica. Cavallo è in affanno e di tanto in tanto devo
scendere di sella.
Con calma, molta calma, arriviamo comunque alla fine della salita e
raggiungiamo Prato Piazza! Senza fiato per la fatica e per la bellezza di
questo posto, anche con le nuvole.
Brevissima sosta per rianimarci senza raffreddarci, evitando, come sempre
di questi tempi, il primo rifugio affollato.
Dopo le foto di rito, raggiungiamo il rifugio Vallandro.
Dopo le foto di rito, raggiungiamo il rifugio Vallandro.
Anche qui c'è molta gente ai tavoli. Rinunciamo a fermarci e una decisione
diventa obbligata: cambiamo programma e rientriamo passando da Carbonin.
Mangeremo qualcosa più tardi.
Detto fatto, lasciandoci il rifugio alle spalle ci buttiamo giù per la
strada forestale, con qualche apprensione perché la ricordiamo particolarmente
sconnessa.
Fortunatamente non è così e in sei km siamo a Carbonin e poco dopo ci
rifermiamo ad ammirare per l'ennesima volta le Tre Cime in lontananza.
.
E' fatta, con nelle gambe 50 km complessivi e mille metri di
dislivello superati, prima in salita e poi in discesa, in pochi minuti voliamo
a Dobbiaco, e ad una sosta ristoratrice nella sua bella piazza ombreggiata.
La fatica è stata grande. Ma grande è anche la soddisfazione e
irresistibile il desiderio di raccontare.
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