domenica 17 settembre 2017

I CAPANNI DEI PIOMBONI

Oggi siamo qui, vicini a casa.
Credo che ogni ravennate conosca questo posto, e ne subisca il fascino. 
Per raggiungerlo, per chi viene dalla città, basta compiere pochi chilometri tutti sulla pista ciclabile del mare fino alla via Trieste e, attraversatala, aggirare il fabbricato dell'idrovora. 
In pratica questa è una piccola variante del classico andata-ritorno in bici, da Ravenna fino alla testa del molo foraneo. Un percorso fatto e rifatto, di circa 34 km.



Per chi di Ravenna non è, chiariamo che siamo ai margini della piallassa Piomboni, uno dei due serbatoi idrici che serve al Candiano (l'altro è la Baiona), il porto canale di Ravenna, per il ricambio delle acque. 
Per due volte al giorno, con le maree, riceve acque marine che poi per due volte restituisce al mare: un efficacie sistema progettato nell'ottocento. Un tempo paradiso naturale su cui molti ravennati avevano costruito i propri "capanni" da pesca.


Capanni che ancora oggi sono in gran parte utilizzati. Ce ne sono tanti, disposti lungo un percorso sterrato che inizia dietro l'idrovora di via Trieste e raggiunge Marina di Ravenna. Eccone alcuni, veri e propri capolavori di architettura povera e dell'arte del riutilizzo dei materiali più disparati. 
Sono ancora molto frequentati, anche se sull'altro lato della piallassa incombono minacciose le strutture del porto e dell'area industriale.



Il conflitto fra il paesaggio in primo piano e lo sfondo è molto forte e non lascia indifferenti. E' stato un luogo magico, non lo è più,  ma  comunque mantiene un suo fascino.
E in ogni caso percorrere questa strada sterrata è piacevole, perché è lontana dal traffico; e aiuta a riflettere, offre una rappresentazione delle contraddizioni del nostro tempo e della nostra città.


"Ma basta con le chiacchiere, son cose che sanno tutti" mi sta dicendo Cavallo, forse preoccupato che si faccia tardi: lui sicuramente pensa ai piccoli piaceri del pranzo festivo!
E allora proseguiamo, e superati alcuni tratti malandati, attraversiamo zone industriali e sportive per raggiungere la banchina del porto, quella aperta ai visitatori che si infila nel paese e poi si butta nel mare.


Qui si riesce anche ad apprezzare il porto per quello che rappresenta di positivo: modernità tecnologica, scambi commerciali, lavoro. Non solo degrado e inquinamento come poco fa, da lontano, appariva.


E infatti c'è anche gente che si ferma a guardare le navi, famiglie che accompagnano bimbi curiosi.
Allora, forse una soluzione per rendere più compatibili quelle che in apparenza sembrano solo contraddizioni si può trovare!
Ma occorre impegnarsi! E comunque questa riflessione l'ho solo pensata, Cavallo non sopporterebbe altro.


Cerco di assecondarlo, lo porto al "baretto", sul molo piccolo, a bere un caffè e ritorniamo verso Ravenna.


















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