23 luglio. La Valle Aurina non finisce quì, a Cadipietra, ma per noi oggi sì.
Siamo a 1054 mt di altitudine, poco più di 200 metri più in alto rispetto gli 838 di Brunico da cui siamo partiti una trentina di kilometri fa. Una salita moderata, tutta su pista ciclabile tranquilla, salvo l'ultimo tratto in cui il percorso si è trasformato in un sentiero.
Da qui in su, e varrebbe la pena andarci perchè c'è tanto da vedere, non c'è più pista ciclabile: Cavallo vorrebbe proseguire ugualmente, ma dobbiamo fare i conti con le riserve di energia dei nostri compagni di viaggio, quindi ci fermiamo qui.
E' stata una giornata diversa dal solito, ci siamo mantenuti su altimetrie contenute, e la prima parte del percorso, fino a Campo Tures, si è snodata fra distese di granturco anziché fra le solite pinete.
Un mare di granoturco ondeggiante sotto il vento che scende dalla cima della valle e che, contrariamente alle pessimistiche aspettative, ci ha consentito di non soffrire il caldo.
Oltre al mais, protagonista di questa valle è il fiume Aurino, con le sue acque limpide e impetuose adatte al rafting e i suoi numerosi ponti coperti. Ma qui si incontra molto altro.
Dopo Campo Tures si torna ad immergersi in un paesaggio di alta montagna, una montagna ricca di un passato importante, per le miniere di rame e i musei che le documentano...
... e per i castelli imponenti. A partire dal maniero che domina Campo Tures.
Rientrando a Brunico li ammiriamo con più calma.
C'è da essere soddisfatti, e non solo per i 60 km piacevolmente percorsi.
Chissà, in futuro forse potremo salire a Predoi e Casere, e oltre, spingendoci fino ai limiti estremi di questa che è la più settentrionale valle italiana.
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